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Curiosità
Il caffè sospeso è patrimonio napoletano, una tradizione che nasce e si radica in questa città nel Secondo Dopoguerra, periodo di ripresa e rinascita sicuramente, ma anche di limitazioni e vessazioni, retaggio dell’appena concluso conflitto mondiale. In questo clima di incertezza e precarietà, era buona norma, per chi poteva permetterselo, lasciare un caffè pagato, all’interno di bar e bistrot, per un futuro avventore, magari meno abbiente.
Una pratica ricca di umanità seppur nella semplicità di un gesto così piccolo, che oggi viene ripresa, celebrata, valorizzata e di cui, addirittura, ha parlato il New York Times, sottolineando la proverbiale gentilezza del popolo italiano.
Negli ultimi anni anni hanno sposato l’iniziativa anche tre bar all’estero, Brasile, Svezia e Spagna. È stata istituita addirittura una giornata dedicata al caffe sospeso, il 10 dicembre, e l’idea ha superato i confini dei bar: si fa in una pizzeria napoletana e nei negozi di una catena di librerie, la Feltrinelli, affinchè il ristoro, oltre che del corpo, sia anche della mente e dello spirito.
Corby Kummer, famoso food writer statunitense, ha lanciato una sfida alle grandi catene americane, come ad esempio Caffè Nero: aggiungere una voce nuova ai registratori di cassa, affinchè i clienti possano pagare un determinato importo in favore di terzi. “In un futuro abbastanza prossimo, saremo tutti abituati a usare parole nuove” – ha detto Kummer- “che racchiudono la bellezza della prossimità, come ad esempio: pago anche un caffè sospeso”.