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L’oro nero: importanza economica e socio culturale del caffè


Categorie : Curiosità

L’oro nero: importanza economica e socio culturale del caffè

Caffè, bevanda dall’odore e dal colore intenso, che ricorda in ogni aspetto i paesi esotici e lontani da cui proviene, ma che, di fatto, a tutti gli effetti rappresenta il Bel Paese, e gran parte degli usi e dei costumi ad essa collegata. Il caffè è anche fenomeno che da origine a mode e forme di consumo che hanno pesantemente influenzato i costumi dell’Occidente negli ultimi tre secoli, oltre ad aver dato luogo a strutture di sociabilità ormai entrate a far parte del quotidiano della stragrande maggioranza delle persone.

il caffè del brasile

Accanto  all’aspetto umanistico e sociologico, esiste il parere dell’economista di professione, secondo cui, il caffè, è una merce che ogni anno dà vita – a livello mondiale – al più alto volume di scambi dopo il petrolio grezzo. Stando al rapporto dell’International Coffee Organization, infatti, solo nel lasso di tempo compreso fra il 2010 e il 2011, il totale della produzione a livello mondiale di caffè è stato stimato in ben 133,3 milioni di sacchi. Va specificato, però, che oltre l’86% della produzione mondiale è composto dai dieci maggiori Paesi esportatori, tra cui, ovviamente, Brasile, Colombia, Guatemala e Uganda. Tenendo in considerazione che i Paesi produttori di caffè fanno parte di quello che è considerato “Terzo mondo”, va da se che l’oro nero rappresenta una delle principali fonti di sostentamento delle economie in via di sviluppo, soprattutto perché, nel corso degli ultimi anni, a crescere di pari passo con la produzione, è stata anche l’esportazione, sempre più massiccia in direzione dell’Occidente.

Le origini del caffè in Europa

Volendo fare un tuffo nel passato e andando a ripescare le origini, i primi caffè europei aprirono i battenti intorno alla metà del 1600, per quanto l’avvento della nuova bevanda, non suscitò particolari entusiasmi nell’Europa Cristiana, che, almeno inizialmente, ne ostacolò la diffusione. L’origine di tanta avversità, è sicuramente rintracciabile nel fatto che il “vino d’Arabia” provenisse dall’Oriente islamico per mezzo dell’ Impero Ottomano, al punto che, remore e pregiudizi di natura religiosa e culturale non tardarono a definirne certi “diabolici effetti”.

 A ciò spingevano soprattutto considerazioni in merito al suo colore (scuro come gli Inferni) e al suo sapore (amaro e infuocato come le pene del Demonio). Così, il caffè fu vittima di una vera e propria caccia alle streghe, ardita dagli ambienti più borghesi e tradizionalisti che in esso vedevano un pericolo per i valori più radicati e ortodossi. Una colorita traccia di questa avversione, che di lì a poco diventerà sinonimo di antimodernità, è riscontrabile nel celebre giudizio Francesco Redi, medico, naturalista e letterato italiano del XVII secolo:

 

Beverei prima il veleno

che un bicchier che fosse pieno

dell’amaro e reo caffè!

E se in Asia il musulmano

se lo cionca a precipizio

mostra aver poco giudizio!

 

Fortunatamente, ai giorni nostri, il caffè è arrivato sotto auspici ben più rosei di quelli decantati da Francesco Redi! Quello che, ai suoi esordi, veniva visto come un pericolo da scongiurare, rappresenta, oggi, a tutti gli effetti, un piacere ed un toccasana a cui, difficilmente, si è disposti a rinunciare!

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